venerdì 30 novembre 2007

Labirinto

I labirinti non sono solo materiali, non sono fatti solo di calce e mattoni, di cemento, labirinti naturali, o di qualunque altra cosa possiate pensare.

Quei labirinti, quelli fisici, sono i più semplici da risolvere, è relativamente semplice uscirne; ci sono vari metodi per venirne fuori, ne hanno trovati veramente tanti, a partire dal famoso filo di Arianna fino alla semina di molliche di pane per non perdere la strada.

I labirinti peggiori, quelli da cui sembra impossibile uscire, quelli che ci mettono veramente in crisi sono quelli mentali.
Si, sono i labirinti che crea la nostra testa, il nostro subconscio. Quelli che nascono piano piano, di nascosto, senza che ci si accorga di nulla.

Poi, un giorno, qualcuno (o qualcosa), ti spinge in un burrone. Tu cadi, cadi ed urli, cerchi di aggrapparti a qualcosa ma le tue mani afferrano solo l'aria, vento che ti colpisce il viso come milioni di coltellate gelate aprendo ferite su tutto il tuo corpo.

Ed ecco che finalmente appare la terra sotto di te. Si avvicina sempre più velocemente, ti correre incontro come un cavaliere che carica il nemico con in braccio la sua lancia migliore. La celata lascia vedere solo gli occhi, due globi rosso fuoco, due sfere infuocate che sembrano provenire dall'angolo più remoto dell'inferno.

Quegli occhi sono posati su di te. E tu ne hai paura.

Un botto, un dolore lancinante per tutto il corpo, la sabbia si posa sulle ferite aperte dal gelo, senti le ossa ridotte alla strenua di un ammasso gelatinoso.
Sei ancora vivo, e maledici la sorte perché non ti ha strappato subito via la vita, cosringendoti a soffrire in questo modo, costringendoti all'agonia senza la seppur minima speranza di sopravvivere.

Un colpo di vento ti sbatte in faccia una nuvola di polvere che si mischia col sangue sulla tua faccia, le ferite bruciano. E' un dolore che non hai mai sentito prima, una sofferenza così forte che non riesci a resistere. E svieni con la speranza di non risvegliarti mai più.

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Apri gli occhi, l'ultima cosa che ti ricordi è la lunga caduta, il dolore che hai provato.

Sei disteso su un materasso, il tuo corpo ricoperto da bende, nella bocca ancora il sapore amaro del tuo stesso sangue. Ti guardi attorno, solo quattro pareti ed un passaggio senza porta.
Provi a muoverti, ci riesci seppure con molta fatica. Il dolore è forte, la sofferenza indescrivibile. Le tue ossa implorano pietà ad ogni passo. Le zittisci.

Ignori il dolore, sopprimi la voglia di morire in quell'istante. Passi attraverso quel buco nel cemento, sei in un corridoio. Svariate porte, tutte uguali, tutte maledettamente identiche, e tutte che portano ad un corridoio diabolicamente congruente.

Non sai dove sei.
Non sai da dove sei entrato.
Non sai come uscire.


E mentre sei avvolto nei tuoi pensieri, nella tua disperazione senti un bambino piangere. E' lontano, molto lontano, ma i suoi singhiozzi arrivano nitidamente.

Cominci a camminare verso quella voce, verso quella povera creatura che lacrima come vorresti fare tu, ma più cammini e più il senso dell'orientamento ti abbandona. Cerchi di seguire i suoi singhiozzi, ma sono lontani, sempre più distanti.
Quando poi sembra talmente vicino da poterlo toccare, ecco che svoltato l'angolo non senti più nulla.

Questo è quello che sto vivendo ora. Sono solo, in un labirinto.
Sto cercando di capire chi è quel bambino, come arrivare da lui. Voglio scoprire chi o cosa mi ha portato in questa situazione, chi o cosa ha creato il labirinto stesso...

Ma nel farlo, sono solo...

mercoledì 28 novembre 2007

Still Alone

Sono dieci minuti che giro e rigiro fra le pagine del mio blog, che leggo e rileggo sempre gli stessi post.
Sono dieci minuti che butto davanti ad un monitor senza capire cosa fare.

Non riesco a ritrovare il dvd con l'unica musica che ho voglia di ascoltare adesso.
Mi manca Ecliptica, mi mancano i Sonata Arctica...

La cosa buona di questa giornata è che ho pensato tanto, ho pensato a me stesso e alla situazione contingente che sto vivendo.
Ho ponderato, ma non ho risolto niente.
Non ho capito nulla, non sono giunto ad una conclusione su quello che c'è dentro di me.


E' come se dentro di me ci fosse un bambino che piange, che strilla lacrime, che urla la sua tristezza e la sua solitudine.
Sbraita e si agita, ma nessuno lo sente, nessuno coglie il suo richiamo, nessuno che gli rivolga anche una semplice occhiata.
Così lui, rannicchiato nel suo angoletto continua a versare lacrime, lacrime che straripano dalle mani e bagnano il terricio fra le sue gambe.


C'è già una piccola pozzanghera fra la terra... è da tanto che questa piccola creatura sta piangendo, ma fino ad ora neanche io me n'ero mai accorto.
Solo ora ho sentito i lamenti strozzati provenire da lontano, da una stanza remota di me stesso.

La cosa più brutta, ora, è che non riesco ad individuare questa camera, questa stanza Per quanto io mi muova, per quanto io corra, per quanto io chiami quel bambino, non riesco a trovarlo. Ora è più vicino e mi sembra di poter toccare le sue urla con un dito, ora è talmente tanto lontano che i suoi singhiozzi sono appena udibili.

Cosa c'è, piccolo?
Di cosa hai paura?
Perchè stai fermo in quell'angolo tutto solo?

...Qualcuno ti ha fatto del male?

Alone

"Sitting in a corner all alone,
staring from the bottom of his soul,
watching the night come in from the window

It'll all collapse tonight, the fullmoon is here again
In sickness and in health, understanding so demanding
It has no name, there's one for every season
Makes him insane to know"

Incubi...
Mi sono appena svegliato in preda al panico come non lo sono mai stato.
Sono madido di sudore, ho gli occhi sbarrati dalla paura, le mani mi tremano.

Sento il Terrore, quello vero. Quello che ti fa battere il cuore.
Quello che ti fa stare in ansia, quello che ti fa tenere gli occhi aperti nel buio per paura di qualcosa... o qualcuno...

E' la prima volta che ho di queste sensazioni...

Mi sono sciacquato la faccia, ma non credo che dormirò più stanotte.

Non sono sicuro più di nulla...

Troppa confusione in me...

Sento troppa incertezza dentro di me...

Emozioni contrastanti si affollano nel mio cuore...

martedì 27 novembre 2007

Kingdom For a Heart

"Now I know I will never love you, I'm a man without
a heart, I'm not allowed to feel human feelings
I'm king of the land, I'm a ruler of seas, I'd give it
away in a moment. If I only had one more day"

Sonata Arctica


La prima volta che l'ho sentita non l'avevo presa molto in considerazione, era solo una bella canzone e niente di più.
Riascoltarla ora mi da una sensazione strana, quasi che ne sentissi il vero significato...

C'è qualcosa nella mia testa, nel mio cuore, fra le mie sensazioni... c'è qualcosa che non va, che non mi convince... c'è qualcosa che mi lascia perplesso, che non riesco a capire.

Questa canzone ha acceso una fiammella appena visibile, una luce praticamente invisibile nel buio. Ascoltando tutto il cd è stato come se qualcuno gettasse della pagliuzza in quel fuocherello dandogli un po' più di vigore, un po' più di vita rendendolo ora visibile ad occhio nudo.

Devo scoprire che cosa sta illuminando, devo analizzare me stesso, devo guardarmi dentro ancora una volta...

E ancora una volta sono i Sonata Arctica gli artefici di queste analisi... In qualche modo la mia vita passeggia con loro...

sabato 24 novembre 2007

Ritorno...

Strano, non mi era mai capitato di scrivere in autobus.

E' la prima volta che apro il portatile su un autobus per buttare giù due righe.

Sarà che non ho niente da fare, sarà che sono un po' triste, sarà che sono stanco e quindi ho bisogno di fare qualcosa per non addormentarmi...


Fatto sta che ora scrivo, e devo sbrigarmi perchè la batteria purtroppo è quella che è.


Sono le 20.24, e con De Andrè nelle orecchie ripenso all'esonero di oggi.

Economia, la prima materia che comincia a darmi qualche difficoltà, come sarà poi statistica quando comincerò a studiarla come si deve.

Nella realtà dei fatti non è così difficile, è solo ostico ricordarsi tutti quei termini e tutte quelle definizioni. In fin dei conti economia aziendale è tutta teorica, non ci sono formule particolari da ricordare, non ancora perlomeno.

Il vero problema è stata la preparzione: non ho studiato quanto avrei dovuto, e come avrei voluto. Il fatto è che la matematica mi ha portato via più tempo di quanto credessi, non pensavo di dover faticare così tanto per la mia materia. E' stato... particolare.


Ad ogni modo, sono soddisfatto di come sono andate lo cose. La premessa con cui ero partito non faceva attendere niente di buono, ed invece eccomi a sorridere ricordando poche ore fa quando seduto davanti a quel foglio mi sono girato ed ho detto “Che caxxata!”. Essì, era proprio facile... avessi studiato solo un pochetto di più sarei riuscito a prendere un 30 con estrema facilità.

Ed invece non credo di aver ottenuto un grande risultato, ma sono comunque soddisfatto perchè la tecnica di studio si è rivelata efficace ed efficiente. Vada come vada, ho vinto anche questa sfida con me stesso.


Lorenzo vs Vita: 3 – 0


WoW, non avrei mai scommesso su questo risultato. Si erano cominciate ad accavallare troppe disgrazie, troppi fattori negativi, troppa tristezza.... non pensavo che mi sarei mai sollevato.


E invece eccomi a stravincere, a sorridere con tutto me stesso.

Per questo devo ringraziare Lei, che mi ha teso una mano in questo momento di annullamento di me stesso.

Devo ringraziare Lei che mi ha sostenuto quando credevo di essere destinato a mescolarmi al cemento.


Come se non bastasse, domani usciranno i risultati della borsa di studio, e se Dio vuole, o chi per lui, dovrei essere rientrato fra i primi 5000 (e vorrei ben dire...).

Che dire: ho la Donna, ho i Risultati Universitari, ho la Borsa di Studio, ho una Casa fantastica, ho degli Amici favolosi... Cosa si può volere più di questo?


Si si, sono proprio felice di come si sta evolvendo la mia Vita, di come sta proseguendo la mia esistenza. Finalmente ho ripreso in mano IO le redini della storia!

sabato 17 novembre 2007

E così...

E' passato.
Il primo esonero è passato.
La prima agitazione è passata.
Il primo scoglio è passato.

Ed ho vinto io.

La tensione del giorno prima è proseguita fino a stamattina, mi ha tenuto compagnia fin quando sono riuscito a sedermi al mio posto, con il compito davanti agli occhi.
E' aumentata per un attimo, temevo di non poter sostenere il parziale: la mia mail non era arrivata.
Non importa, sono dentro comunque! Sono seduto, ho il foglio davanti agli occhi.

Vedo gli esercizi, vedo le risposte.
Sorrido.

Finisce la prima parte, il sorriso sulle labbra esco dall'aula, vado in bagno, mi consulto.
Sorrido di nuovo!

Ancora una volta dentro quell'aula, grande ma troppo piccola. Ho il respiro spezzato, ho paura di quello che potrebbe capitarmi, ho paura di non riuscire a fare questi esercizi.
Poi arriva anche l'ultimo foglio, con gli ultimi tre esercizi. Li leggo velocemente, li svolgo mentalmente saltando qualche passaggio.

Sono risolti nella mia testa.

Poi comincio a scrivere di getto, non mi fermo fino alla fine del tempo concessomi. Non perdo neanche un secondo nonostante mi impicci con un esercizio maledetto, che potrebbe costarmi il 30.

Ed ecco, consegno. Sono già quasi tutti fuori. Non importa, sono felice.
Ho le labbra piegate in un sorriso che sembra voler congiungere le orecchie.
La guardo negli occhi, sono felice che ci sia lei al mio fianco in questo giorno così importante, così particolare.

Le sorrido, le do un bacio.

Il resto è storia.

venerdì 16 novembre 2007

Tensione

Sono sul letto, il portatile sulle ginocchia.
Dovrei studiare, non mi va.
Quello che è fatto è fatto, quello che non so non posso impararlo adesso, anzi non voglio.

E allora che faccio?

Niente, mi riposo. Aspetto che la mamma della mia coinquilina prepari la pizza, conto quanto ho speso fino ad oggi e mi meraviglio di me.

Sono teso come una corda di violino, ho paura di dimenticare tutto quello che ho imparato fino ad ora, di non riuscire ad applicare le mie conoscenze in quelle due fatidiche ore in cui dovrei, e dovrò dare il meglio di me.

Sento un grande peso sulle spalle, un masso gigante che mi preme verso il terreno, che mi schiaccia.

Ora tutto dipende da me, non posso fallire. Non VOGLIO fallire.
Non posso deludere me stesso, so di poterlo fare, di poter riuscire al meglio.

martedì 13 novembre 2007

Completo

A candle in the night.
A ray of light in my dark world.

Come un raggio di luce è emersa dall'acqua, che a rivoli scivola sul suo volto creando splendidi giochi di luce sulla sua pelle.
Il crine aderisce alle sue guance, le sue labbra dischiuse e nei suoi occhi uno splendore particolare.

La mano destra alta, fra l'indice e il pollice regge qualcosa, troppo piccolo per essere riconosciuto da quella distanza.

Dietro di lei s'intravede una forma rossa, un oggetto non più grande di un pugno a cui sembra mancare un pezzo, talmente piccolo da poter essere individuato solo grazie al contrasto che si viene a creare: un piccolo foro nero in una massa rossa.

Ora si gira verso di me, mi guarda con un sorriso... che non riesco a descrivere con le parole, che mi riempie l'anima e la mente.

Dopo aver raccolto l'oggetto alle sue spalle si avvicina lentamente, come se camminasse sulle nuvole, un brivido la percorre facendo fremere la sua pelle liscia.

Eccola, sempre più vicina, con la mano sempre alta a mostrare il suo minuscolo trofeo.
Lo riconosco, è lui, è l'ultimo pezzo, e nella sinistra tiene il mio cuore, a cui manca ancora quel minuscolo frammento che regge fra le dita.

E' davanti a me, ora, e mi guarda negli occhi. Le sue mani si avvicinano al mio viso, e lentamente, con emozione e dita tremanti fa scivolare la scheggia al suo posto.


E' intatto, è completo, è integro... è riuscita a trovarli tutti a tempo da record. La guardo negli occhi, scorgendo il mio riflesso nei suoi cristalli... è un attimo, la prendo fra le braccia. La bacio.

E' lei, l'instancabile che mi ha riportato a sorridere, che con la sua luce è riuscita a squarciare le tenebre.
E' lei che ha diradato le nuvole temporalesche che si ammassavano sopra la mia anima.
E' lei che mi si è gettata nell'oceano dove mi ero perso, e mi ha teso la mano per riportarmi a galla.

E' lei che mi ha prestato la sua aria per tornare a respirare.


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Ai nostri piedi tutta Roma, illuminata di gaudio.
Nella penombra i nostri occhi si sono incrociati.
Le nostre mani si sono sfiorate.
Le nostre labbra si sono unite nuovamente.
Il suo odore ancora una volta mi ha pervaso.
Posso ancora sentire il suo sapore mordendomi le labbra.

Le parole ferme in gola, l'emozione le blocca mettendo un fermo alle corde vocali. Più volte ho tentato di parlare, più volte ho aperto bocca. Poi, ancora una volta uno scoppio, una bomba che rompe ogni barriera.

"Ti Amo ..."

13-11-2007, da oggi ho tutto quello che potevo chiedere alla vita.


No, ho ancora di più.

Ho Lei.

lunedì 12 novembre 2007

Ancora Bianco

Una rosa bianca.

Il bianco, come colore, mi ha accompagnato lungo tutto il mio percorso di vita, in un modo o nell'altro.
Vuoi con un articolo, vuoi perchè è l'opposto del nero, vuoi perchè è un colore puro...

Oggi il Bianco assume un significato particolare, specifico,
adatto alla situazione che sto vivendo.

Una rosa bianca, "Amore puro e spirituale".

Si, è un'emozione che è cresciuta pian piano, che si è creata un guscio attorno per non essere vista, come uno specchio rifletteva ciò che c'era intorno per sviare chiunque la cercasse.

Poi, quando il momento è stato più propizio è venuta fuori, è esplosa, ha rotto il guscio frantumandolo in mille pezzi.
Si è mostrata in tutto il suo splendore, abbagliandomi con la sua luce e trascinandomi in un mondo senza pensieri, senza preoccupazioni, pieno di sogni e di speranze.

Ecco... Vorrei regalarle una rosa Bianca, perchè ora non riesco a dire a parole ciò che provo, ciò che sento. Il bianco ora è esplicativo, è il modo più semplice che ho per rivelare me stesso, per mettermi a nudo ancora una volta.

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00.37

Non posso... non posso più scrivere, questa sera...

si sono accavallate troppe emozioni, troppe sensazioni, troppe informazioni che il mio cervello deve immagazzinare, che il mio cuore deve capire appieno.

Mi sono state dette cose che nessuno mi aveva mai neanche sussurrato, o lasciato intendere.
Mi sono state dette cose che in tutta la mia vita ho sempre sognato, ho sempre desiderato sentire.
Mi sono state dette cose che mi fanno sentire bene, che mi fanno gioire.
Mi sono state dette cose che mi hanno fatto scoprire cosa vuol dire veramente Amare, e Vivere!

Non riesco, non ho parole nella mente, non ho espressioni idiomatiche, non ho pensieri...

Ho emozioni. E le emozioni, si sa, non hanno voce.

Angry

Fight, Fight as you never done before, and don't worry if someone hit you. Run, run and shot, kill the enemy and smile in front of death: you're only a number, nothing more.
You can only run, and scream, and cry.
But don't cheat yourself, nobody will hear you, you're ALONE.

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No, non sto parlando di me, sto parlando di quella che è rimasta nella provincia, di quella che qualche attimo fa mi ha detto "mi manchi..."

Ti manco?
Davvero?
Lo sai che non me ne frega nulla?
Lo sai che non m'importa di quello che senti, di quello che pensi, di quello che vuoi?

La mia vita nella provincia è terminata definitivamente il 2 di novembre. Da quel giorno il mio io dell'altra parte degli appennini è morto, sepolto sotto gli scatoloni dei ricordi.

Non tornerà più indietro, non cercherà mai più di ritornare a galla.
Dovevi immaginarlo da te, ma hai voluto testarlo sul campo.

"Mi fa piacere, ciao", è stata la mia risposta. Fredda, glaciale, inespressiva.
Se non lo hai ancora capito, sei fuori dalla mia vita, meno di un ricordo.

domenica 11 novembre 2007

Cantami o diva...

WoW.. sono solo due giorni che non scrivo e già sono troppe le cose che vorrei raccontare!

Però stasera mi manca la scintilla, mi manca l'ispirazione creativa, mi manca la vena poetica...

"Cantami o diva l'ira funesta del pelide Achille..."
Anche i più grandi scrivevano grazie alle Muse, quindi abbiate pietà di me per una sera se la mia Musa è restata a dormire... Non giudicate lo stile di questo post, prendetene solo l'intrinseco significato.

Vorrei scrivere delle emozioni che ho provato in questi giorni, dei limiti che ho superato grazie a lei, di come mi ha fatto conoscere Roma in questo mese...

Vorrei esprimerle tutta la mia gratitudine per la cerca che sta portando avanti con tenacia, instacabile come non avevo mai visto nessuno...
Non si ferma un attimo, mai un secondo per asciugarsi il sudore, mai un momento per godersi il panorama.

Vorrei scrivere qualche parola per farle capire quanto mi fa stare bene...

Ma non riesco a trovare quelle adatte, non riesco a far uscire il mio ego scrittore...

Beh, alla fin fine qualcosa l'ho detta, magari non esattamante come avrei voluto, ma non importa... Stasera mi sento bloccato da qualcosa che è più forte di me.
Sento un'emozione dentro che interrompe ogni mia attività cerebrale... E mi piace...

Mi piace non pensare a niente, mi piace non avere problemi per la testa, mi piace pensare solo a ciò che mi fa stare bene...
Ecco, ancora grazie...!

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01.06
Ecco, ho appena aggiunto un'immagine che esprime ciò che tento di scrivere...

giovedì 8 novembre 2007

Fiume : Emozioni

Cosa mi sta succedendo?
Cosa sta accadendo dentro di me?
Perchè sta succedendo tutto questo?

Non me lo aspettavo, non credevo che Roma mi avrebbe fatto questo effetto.
Sapevo di andare in una città diversa, più grande, più varia, con più persone.
Sapevo di essere solo, che avrei dovuto darmi da fare per trovare dei nuovi amici, per non restare da solo a piangermi addosso.

Qui, nella capitale, alla Sapienza, nella facoltà di Statistica ho trovato delle gran belle persone, e non solo...

La mia nuova vita è cominciata di botto, con un'esplosione di emozioni.
Mi sento strano, e anche se credo di aver già conosciuto questa "stranezza", è un sensazione che sembra talmente lontana da scomparire, quasi, lasciandosi dietro solo uno strascico impolverato, per essere soppiantata da questa nuova emozione, simile ma completamente dissimile.

Ecco, l'italiano che ho utilizzato non è propriamente corretto, ma non riesco a spiegarmi esattamente come vorrei. Ho tutti i concetti in mente, sottoforma di immagini ed emozioni, mi mancano le parole per esprimerle.
E' successo poche volte, da quando ho cominciato a scrivere ad un "certo livello", e questo mi lascia ancor più stranito.
So cosa provo, ma non riesco a definirlo con le parole.

Ieri sera il mio mondo si è capovolto ancora, ancora una volta mi sono ritrovato a testa in giù immerso in un fiume in piena che a gran velocità mi trascina verso una cascata. Eppure per quanta strada io creda di aver percorso, mi ritrovo sempre nello stesso punto a guardare quell'acqua minacciosa che si butta dal precipizio.
Ho paura. Ho paura che quel filo che mi tiene attaccato ad un ramo pendente si possa spezzare, o addirittura che tutto il legno possa cedere lasciandomi trascinare via dalla corrente... ancora...

Si, sono già scivolato giù una volta, pur non riportando ferite al livello fisico. "Solo" il mio cuore si è lacerato, si è frantumato in tanti pezzettini, così piccoli che non sono ancora riuscito a raccoglierli tutti.
Ed ora, qualcuno è arrivato accanto a me, mi ha guardato negli occhi e mi ha sorriso. Senza fare domande, senza dire una parola, si è chinato accanto a me ed ha cominciato a cercare i frammenti del mio cuore sparsi sul letto del fiume.
Io resto a guardarla, seduto sulla riva, con gli occhi sbarrati e le labbra socchiuse.
Non credo a quello che sto vedendo, non posso credere all'immagine che i miei occhi propongono al mio cervello.
Sono basito... stropiccio gli occhi, sbatto le palpebre: è un'allucinazione?
No, lei c'è ancora, ed è ancora lì. Non mi guarda ora, è impegnata nella cerca. Si tuffa, riemerge: a volte a mani vuote, altre con un piccolo pezzettino rosso in mano, sorridente.

Non capisco, o forse non voglio capire... Voglio godermi il momento, voglio assaporare ogni piccola sfumatura ed osservare ogni singolo raggio di luce che squarcia le tenebre in cui sono caduto in questi giorni.

Quella persona che sta cercando i rimasugli del mio cuore sta tentando di forare in tutti i modi quella coltre di nuvole che mi attanaglia, che mi stringe fino a soffocarmi, che non mi lascia vedere i colori del mondo trascinandomi in una visione in bianco e nero, in un vortice di pessimismo e malinconia.

E sono felice. Dopo tanto tempo sono
veramente felice.

Grazie...

domenica 4 novembre 2007

V.

Non piangerò più per te, l'ho fatto troppe volte!
Non verserò una sola lacrima,
Non una in più di quante ne ho versate in questi tre anni.

Mi hai dato tanto, mi hai tolto tanto.
Mi hai illuso per anni, mi hai falciato in un giorno.
Mi hai salutato l'ultima volta con un bacio.
Non ho provato nulla quando le mie labbra hanno sfiorato le tue.
Non ho rimpianti. Non ho rimorsi.
Ho solo una gran rabbia dentro.
Sono spigoloso, oggi, e lo sarò per parecchio tempo.

Vaffan*ulo.

sabato 3 novembre 2007

Amicizia

"Oh il conforto, l'inesprimibile conforto di sentirsi sicuro con una persona: di non avere né da pensare i pensieri, né da misurare le parole, ma solo da elargirli. proprio come sono pula e grano insieme, sapendo che una mano fedele li prenderà e setaccerà, terrà quello che vale la pena di tenere e poi, con il fiato della gentilezza, soffierà via il resto.
~
Mary Ann Evans (George Eliot)"

L'amicizia è qualcosa che non si può raccontare, che non si può descrivere. E' una sensazione diversa dall'amore, è qualcosa che va oltre.

L'amore è come una bomba ad orologeria, si prepara ad esplodere e in un attimo scoppia; dopo qualche attimo le polveri e le micropolveri prodotte si posano a terra, lasciando solo un grande cratere, il ricordo di un dolore. Nulla più.
Gli amori si susseguono uno dopo l'altro, sempre sinceri, ma mai per sempre, come una pugnalata: anni dopo resta solo una cicatrice, il ricordo di un brutto momento che prende il sopravvento e fa dimenticare tutto ciò che di buono c'è stato.

L'amicizia invece no. L'amicizia non muore mai, se è Vera. E' come una semiretta: sai quando inizia ma non puoi dire dove finisce, puoi girarti un attimo e tornare a guardarla subito dopo, o dopo anni, la troverai esattamente come l'avevi lasciata. Mai diversa, sempre costante.

Fra un uomo ed una donna il limite fra l'Amicizia e l'Amore è un sospiro, una parola detta in un modo diverso, uno sguardo particolare, una carezza di troppo, un sorriso.
Molti dicono che non può esistere amicizia fra Uomo e Donna, ma non è vero. Ciò che è vero è solo la difficoltà nel riconoscere quello che si prova nei confronti della persona dell'altro sesso.
E' arduo distinguere fra l'amore ed una forte amicizia, è vero, ma quando c'è uno splendido rapporto, una complicità di fondo che solo due amici possono avere, è allora che si deve stare attenti a non sorpassare quel limite, perchè è proprio allora che quella complicità svanisce, e non tornerà mai più come prima.

venerdì 2 novembre 2007

"Non voglio perderti"

Dopo tutto quello che mi hai detto ti permetti di pronunciare la frase "Non voglio perderti, e non ti perderò mai, staremo sempre insieme"...?

Hai baciato, provi emozioni pari e superiori a quelle che provi per me e vorresti stare con una Donna...
Non è quello che hai fatto e quello che provi che mi rende basito, perplesso, che mi fa pensare, che mi fa dire "ma allora...". E' con CHI l'hai fatto e verso CHI lo provi.

Io ho rischiato tantissimo mettendomi con te, mi avevi avvertito, ma io testardo e reso cieco dall'amore ho continuato a testa bassa.

Ora me l'hai messa in quel posto...

Pensavo che ti fosse "passata", che avessi "capito", che almeno quella parte si fosse allontanata da te... e invece mi sbagliavo, e quella percentuale di rischio si è avverata.

Ca**o con una donna... non mi avrebbe ferito se fosse stato con un uomo... ma così... mi sento strano...

Ero partito con l'idea di farti un bel discorso, di dirti quelle cose che non ti avevo mai detto in questi ultimi mesi, di tentare di farti capire determinate cose, di sconvolgere ancora la tua vita... e invece sei riuscita tu a sconvolgermi.

Beh, è inutile pensarci adesso. In un modo o nell'altro quello che volevo si è avverato.

Si è chiuso l'ultimo ciclo che mi teneva legato al passato.
Tre anni da chiudere in uno scatolone e riporre accuratamente nella soffitta della mia mente, e lasciare che si ricopra di polvere e ragnatele...


Fine!

Ora comincia VERAMENTE la mia nuova vita.

Aspettami, Mondo, sto arrivando!

giovedì 1 novembre 2007

Casa

Non ho nulla da fare.
Sono buttato sul letto in uno stato di semi-depressione con il portatile sulle ginocchia.
Comincio a studiare ma dopo 3 minuti di orologio non capisco più niente. Non ho la testa per studiare, non ho voglia di uscire, non ho voglia di chiamare quei pochi amici che sono rimasti qui.

Quella a cui dovrebbe fregarne un po' di più del fatto che sono tornato a casa dopo un mese, si è fata sentire forse solo per mantenere una facciata che però traballa dalle fondamenta.
E' una diga piena di buchi, quella sta cercando di rattoppare in tutte le maniere, senza accorgersi che ogni giorno invece di tapparne uno, ne apre diversi uno dietro l'altro...

Quindi ora sono qui, come un cane abbandonato in mezzo all'autostrada che cerca di schivare le macchine in corsa, ostacolato nei movimenti da una catena invisibile che si stringe attorno al collo ad ogni passo.

Triste, spaurito, depresso... aspetto che qualcuno si fermi ed apra lo sportello della sua macchina per portarmi lontano.