sabato 29 marzo 2008

Lo ammetto

Va bene, sto male.

Mi sento da schifo, ho la testa ingarbugliata fra milioni di pensieri, il cuore stretto in una morsa letale dalla quale sembra non esserci scampo. Ho il corpo a pezzi, i muscoli che chiedono pietà, i polmoni che implorano aria fresca, gli occhi che singhiozzano per un po' di riposo.

Mi sento come una farfalla intrappolata in una ragnatela di super attack e minacciata da un ragno famelico con gli occhi iniettati di sangue.

Sto veramente male, ma tengo tutto per me, tutto chiuso dentro uno scrigno e messo da parte per essere aperto poco alla volta, come mio solito, ed affrontare un problema alla volta. Smembrare tutto ai minimi termini, lavoro chirurgicamente minuzioso che necessita di un tempo affatto breve ma che, grazie a Dio, ha sempre dato i suoi frutti.

Stavolta però non ci riesco, non riesco a sollevare quel coperchio, ad aprire quel baule e a tirar fuori un singolo problema. Sembrano tutti legati indissolubilmente come fittissimi anelli di una catena di adamantio. Faccio fatica a tenerli rinchiusi, fanno un fracasso come fossero orrendi mostri provenienti dagli incubi più spaventosi, così devastanti da non poter essere definiti a parole.

Sento le loro urla, le loro grida di sofferenza, di terrore, di rabbia, di follia... mi rimbombano nella testa! Le sento di giorno, mentre sono completamente investito dai raggi solari; le sento di notte, quando l'unico rumore attorno a me è il silenzio.

Come se non bastasse, a tutto questo si aggiunge lo stress della vita quotidiana, lo studio, la salute, le discussioni di casa, la famiglia, gli amici... sono in un periodo Nero!

Direte: "e che ca**o ma tu sei sempre in un periodo nero?! Ma vivi la vita come viene!"
Ci ho provato. Non ci riesco. Probabilmente avevano ed hanno ragione quelli che mi dicevano di essere "nato vecchio", ma che ci posso fare?!
Sono cresciuto in questa maniera, ho avuto un'infanzia difficile, un'adolescenza sofferta e anche ora le cose non vanno splendidamente.
Sono sempre stato in mezzo ai casini, ed ho sempre dovuto risolverli da me. I miei e quelli degli altri. Tutto questo mi ha forgiato nella maniera in cui mi vedete, o mi leggete nel caso di chi non mi conosce personalmente.

Ho vissuto pochi, pochissimi giorni con la "spensieratezza" che un bambino, un ragazzino deve avere. E mi manca.

Non vado oltre, non ci riesco. Avrei tante cose da dire, da sfogare, da urlare al mondo. Se dovessi cominciare, tuttavia, rischierei di continuare per un tempo troppo lungo.

Allora taccio, continuo a tenere tutto dentro aspettando di riuscire ad avere le forze per combattere questi mostri dell'abisso.

giovedì 27 marzo 2008

Il segugio

"La follia cavalca i venti della notte... artigli e denti affilati su migliaia di cadaveri, nell'arco di secoli... la morte che vomita sangue in mezzo a un festino di pipistrelli e sorge dalle nere rovine dei templi sepolti di Belial... Ora che l'abbaiare di quella mostruosità defunta e senza carne si fa più forte e il fruscio delle ali si fa sempre più vicino, cercherò nella mia pistola l'oblio che è il solo rifugio da ciò che è innominato e innominabile"

The hound - H.P. Lovecraft

mercoledì 26 marzo 2008

Olimpiadi

Le prossime olimpiadi si terranno a Pechino, in Cina. La stessa Cina che sta reprimendo con la violenza la "rivolta" Tibetana.
Ecco la bandiera ufficiale dell'evento:



Il sonno

A proposito del sonno, sinistra avventura di tutte le nostre notti, possiamo dire che gli uomini vadano a letto quotidianamente con un'audacia che sarebbe incomprensibile, se non sapessimo che dipende dall'ignoranza del pericolo.

Baudelaire

Once again

Sono le 3.34 e non riesco a prendere sonno, ma ho la il cervello completamente fuso. Non riesco nemmeno a mettere insieme un concetto che abbia un inizio e una fine...

Fuori è tutto calmo, non una goccia scende dal cielo, non un filo di vento sconquassa le chiome degli alberi che timidi cominciano a rivestirsi delle prime foglie, risvegliati dalla primavera.

Sono al caldo nel mio letto, ancora una volta al buio. Ancora una volta solo.
Ancora una volta con una tensione irreale e ingiustificata, i muscoli tesi e gli occhi sbarrati...

Sapete cosa farò, ora? Terminerò la lettura dei racconti di Lovecraft, tanto per allietare il sonno con del sano Horror anni '20.

Gli amici...

Pare che i miei Amici mi vedano in questo modo!


lunedì 24 marzo 2008

domenica 23 marzo 2008

Alla fine..

... che senso ha parlare, darsi da fare, farsi il mazzo in quindicimila modi differenti?

Alla fine chi lo prende al culo sono sempre io

venerdì 21 marzo 2008

Satyricon

"Artis severae si quis ambit effectus
mentemque magnis applicat, prius mores
frugalitatis lege poliat exacta.
Nec curet alto regiam trucem vultu
cliensve cenas inpotentium captet,
nec perditis addictus obruat vino
mentis calorem; neve plausor in scenam
sedeat redemptus histrioniae addictus.
Sed sive armigerae rident Tritonidis arces,
seu Lacedaemonio tellus habitata colono
Sirenumque domus, det primos versibus annos
Maeoniumque bibat felici pectore fontem.
Mox et Socratico plenus grege mittat habenas
liber, et ingentis quatiat Demosthenis arma.
Hinc Romana manus circumfluat saporem, et modo Graio
exonerata sono mutet suffusa saporem.
Interdum subducta foro det pagina cursum,
et fortuna sonet celeri distincta meatu.
Dent epulas et bella truci memorata canore,
grandiaque indomiti Ciceronis verba minentur.
His animum succinge bonis: sic flumine largo
plenus Pierio defundes pectore verba"

---

[ Chi di un'arte severa ama gli effetti
e mira in alto, i suoi costumi, prima,
renda frugali con paziente lima,
né di palagi alteri si diletti,
né mendichi la mensa di un potente,
o tra i bagordi e il vino faccia a brani
l'ingegno, o vada a battere le mani
prezzolato da un mimo intraprendente.
Ma , sia che Atena armigera non gli sorrida invano,
o lo invitino i campi del bifolco spartano,
o le sirene argentee, dia al canto i giorni lieti
di giovinezza, e al fonte Meonio si disseti.
Poi, ricco di socratica saggezza, avanti, avanti
si slanci di Demostene con l'armi risonanti.
E allor gli siano attorno i maestri di Roma:
da modi e accenti attici liberi il proprio idioma.
Lasci talvolta il foro per l'arte letteraria
e la Fortuna celebri che, capricciosa, svaria.
Gli dian le gesta eroiche fervente ispirazione
o le parole indomite del grande Cicerone.
E, con queste bellezze nell'animo profuse,
sciogli, o poeta, un cantico che sia grato alle Muse ]

lunedì 17 marzo 2008

Darkness

Sono seduto di fronte al monitor del mio pc, unica luce che illumina la stanza altrimenti tenebrosa. Tutto è in penombra. Ogni oggetto, colpito solamente su un lato dal fascio luminoso, appare cupo, minaccioso, pronto a prendere vita e balzarmi addosso.
La piccola aquila di roccia vulcanica al mio fianco ha uno strano bagliore negli occhi. Inquietante è la parola adatta.

Eppure sento di trovarmi a mio agio in questa situazione. Sento che questo ambiente mi appartiene, che l'oscurità non ha nessun effetto su di me e anzi, m'ispira. Mi riempie i polmoni, pervade ogni mio più piccolo muscolo facendo correre un brivido d'eccitazione lungo la spina dorsale.

C'è qualcosa di me che è attratta dal buio, dai segreti che esso nasconde.

Il buio... "When i'm walking a dark road, i am a man who walks Alone" cantavano gli Iron Maiden, in Fear of the Dark. Io no, non ho paura del buio, anzi mi sento a casa. Sento di poter dominare questa cappa pesante che scende con l'oscurità, manipolare questo nero mantello che avvolge tutte le cose per farne un mio schiavo e usufruire dei suoi servigi per un fine che non ho ancora ben chiaro nella mia mente.

Mi rendo conto che questa divagazione sul buio può sembrare strana, patetica o preoccupante. Ad ogni modo questa sera ho questa sensazione. Smania di potere? Egocentrismo? Voglia di nascondere qualcosa? Non lo so, pensate ciò che volete, resta il fatto che l'assenza di luce mi fa sentire... potente, anche se non è proprio la parola adatta.

E' un periodo strano, questo che sto vivendo ultimamente: ci sono giorni in cui sento di poter scalare le montagne e farle rovinare con un urlo, altri in cui mi sento piccolo come un moscerino della frutta.
Ci sono giorni in cui sento la potenza scorrermi nelle vene, ed altre in cui credo che il sangue abbia smesso di fluire nel mio corpo.
Giorni in cui sono allegro, spensierato e pieno di vita, altri in cui l'unica cosa che vorrei sarebbe sprofondare cento metri sotto terra e rimanere li per giorni lasciando che la vita mi scorra addosso.

Tuttavia in qualunque di questi stati io sia, nel buio dimentico tutto e torno a far viaggiare la mia mente. Torno a "filosofeggiare", mettiamola così. Nel buio trovo ancora una volta la voglia di scrivere, di buttare i miei pensieri, le mie idee e le mie sensazioni su di un foglio elettronico come sto facendo ora, in una serie di nonsense apparentemente senza fine.

Oscurità...

Tutto questo è sensazionale. Se il tuo occhio non può vedere nulla, se può solo immaginare le forme che intravede in quella penombra creata da una fioca luce, come può essere quella di un monitor, la tua mente comincia ad aprirsi, ad abbracciare pensieri che altrimenti non avrebbe mai preso in considerazione.
Ecco cosa si nasconde nel buio fisico: l'accecante luminosità del Pensiero che solo slegato dalla realtà a cui è ogni giorno vincolato può esprimersi nella sua vera natura.

Spegnere la luce, allontanare il mondo esterno, chiudere gli occhi... è così che i sentimenti, le aspirazioni, i pensieri più profondi possono venire a galla con tutta la loro intensità!

Shhh.. spegni la luce, ora!

giovedì 13 marzo 2008

Microsoft come i carabinieri?

Un elicottero sta volando dalle parti di Seattle quando un guasto elettrico disabilita tutti gli appara­ti di navigazione e comunicazione dell’apparecchio. A causa delle nu­vole e della nebbia, il pilota non può determinare la posizione dell’elicottero e fare rotta all’aeroporto. In questa situazione il pilota vede un palazzo molto alto, vola verso di esso e inizia a girargli intorno. Scrive un biglietto e lo mette sul finestrino dell’elicottero. Sul biglietto ha scritto “DOVE MI TROVO?” a lettere cubitali. La gente nel palazzo prontamente ri­sponde al velivolo, scrivendo un biglietto e mettendolo su una fine­stra. Sul foglio hanno scritto “TI TROVI IN UN ELICOTTERO”. Il pilota sorride, guarda la sua map­pa e determina la rotta con sicu­rezza. Giunti all’aeroporto il co-pilota chiede al pilota come il messaggio “TI TROVI IN UN ELI­COTTERO” avesse potuto aiutarlo a determinare la loro posizione. Il pilota risponde “Sapevo che dove­va trattarsi del palazzo della Mi­crosoft perché, come i loro help in linea, mi hanno dato una risposta tecnicamente ineccepibile, ma… completamente inutile!”

mercoledì 12 marzo 2008

Freni

Sono due giorni che sento di vivere con il freno pigiato.

Non so per quale motivo ma ho la netta sensazione di non vivere come potrei.

lunedì 10 marzo 2008

In un tempo piccolo

Diventai grande in un tempo piccolo.
Mi buttai dal letto per sentirmi libero
vestendomi in fretta per non fare caso
a tutto quello che avrei lasciato,
scesi per la strada e mi mischiai al traffico.

Rotolai in salita come fossi magico
toccando terra rimanendo in bilico,
diventai un albero per oscillare,
spostai lo sguardo per mirare altrove
cercando un modo per dimenticare.

Dipinsi l’anima
su tela anonima
e mescolai la vodka
con acqua tonica,
poi pranzai tardi all’ora della cena,
mi rivolsi al libro come a una persona,
guardai le tele con aria ironica
e mi giocai i ricordi provando il rischio
poi di rinascere sotto le stelle
ma non scordai di certo un amore folle
in un tempo piccolo.

Ingannai il dolore con del vino rosso
buttando il cuore in qualunque posto,
mi addormentai con un vecchio disco
tra i pensieri che non riferisco,
chiudendo i dubbi in un pasto misto.

Dipinsi l’anima
su tela anonima
e mescolai la vodka
con acqua tonica,
poi pranzai tardi all’ora della cena,
mi rivolsi al libro come a una persona,
guardai le tele con aria ironica
e mi giocai i ricordi provando il rischio
poi di rinascere sotto le stelle
ma non scordai di certo un amore folle
in un tempo piccolo.

E mi giocai i ricordi provando il rischio
poi di rinascere sotto le stelle
ma non scordai di certo un amore folle
in un tempo piccolo.

martedì 4 marzo 2008

Assiomi

"Più usi il cervello, più obiettivi hai, più principi morali possiedi e meno amici avrai al tuo fianco."

"Per ottenere il successo non devi fare ciò che è giusto fare, ma ciò che è giusto fare per il tuo capo"

Beh, che dire. Sono felice di essere condannato ad una vita solitaria e senza successo!

EXCELSIOR!

domenica 2 marzo 2008

Storie

Raccontare una storia è quanto di più difficile ci possa essere. E' ancor più difficile che viverla in prima persona.

Per narrare una vicenda è necessario che le emozioni giungano al proprio interlocutore, è essenziale che egli capti tutto quanto possibile. Deve sembrare lui stesso il protagonista, catturato dalle descrizioni di eventi e sensazioni.
Se non si è in grado di creare un'atmosfera accogliente e avvolgente, allora la storia che andrai a raccontare sarà scarna, monotona, noiosa. Chi ti sta a sentire si stuferà presto e farà solo finta di ascoltarti, facendoti qualche domanda di circostanza di tanto in tanto.

Vivere una storia è più semplice. Vieni letteralmente travolto dalle emozioni e non puoi far nulla per difenderti o allontanarle.

Perlomeno in un primo momento.

Quando poi realizzi ciò che ti sta accadendo, ciò che succede dentro di te, nel tuo cuore, nella tua anima allora si, a quel punto puoi prendere in mano la situazione e alzare lo scudo per combattere contro le tue eccitazioni.
Con lo scudo alto, smetti di pensare a chi hai attorno e fai in modo che nulla ti colpisca, ti ferisca e ti lasci in ginocchio sanguinante. Agisci in buona fede, senza pensare alle conseguenze che determinate tue azioni o parole o lettere potrebbero avere su chi ti sta accanto.

Poi ripensi a ciò che hai fatto, rileggi ciò che hai scritto e capisci che quegli atteggiamenti potrebbero non avere un "buon effetto". Ma ormai è tardi, e non resta che aspettare il momento giusto, l'attimo adatto e abbastanza lungo per chiarire la situazione.

...

Forse non è proprio vero che è più semplice vivere una storia, piuttosto che raccontarla...