Raccontare una storia è quanto di più difficile ci possa essere. E' ancor più difficile che viverla in prima persona.
Per narrare una vicenda è necessario che le emozioni giungano al proprio interlocutore, è essenziale che egli capti tutto quanto possibile. Deve sembrare lui stesso il protagonista, catturato dalle descrizioni di eventi e sensazioni.
Se non si è in grado di creare un'atmosfera accogliente e avvolgente, allora la storia che andrai a raccontare sarà scarna, monotona, noiosa. Chi ti sta a sentire si stuferà presto e farà solo finta di ascoltarti, facendoti qualche domanda di circostanza di tanto in tanto.
Vivere una storia è più semplice. Vieni letteralmente travolto dalle emozioni e non puoi far nulla per difenderti o allontanarle.
Perlomeno in un primo momento.
Quando poi realizzi ciò che ti sta accadendo, ciò che succede dentro di te, nel tuo cuore, nella tua anima allora si, a quel punto puoi prendere in mano la situazione e alzare lo scudo per combattere contro le tue eccitazioni.
Con lo scudo alto, smetti di pensare a chi hai attorno e fai in modo che nulla ti colpisca, ti ferisca e ti lasci in ginocchio sanguinante. Agisci in buona fede, senza pensare alle conseguenze che determinate tue azioni o parole o lettere potrebbero avere su chi ti sta accanto.
Poi ripensi a ciò che hai fatto, rileggi ciò che hai scritto e capisci che quegli atteggiamenti potrebbero non avere un "buon effetto". Ma ormai è tardi, e non resta che aspettare il momento giusto, l'attimo adatto e abbastanza lungo per chiarire la situazione.
...
Forse non è proprio vero che è più semplice vivere una storia, piuttosto che raccontarla...
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