venerdì 21 marzo 2008

Satyricon

"Artis severae si quis ambit effectus
mentemque magnis applicat, prius mores
frugalitatis lege poliat exacta.
Nec curet alto regiam trucem vultu
cliensve cenas inpotentium captet,
nec perditis addictus obruat vino
mentis calorem; neve plausor in scenam
sedeat redemptus histrioniae addictus.
Sed sive armigerae rident Tritonidis arces,
seu Lacedaemonio tellus habitata colono
Sirenumque domus, det primos versibus annos
Maeoniumque bibat felici pectore fontem.
Mox et Socratico plenus grege mittat habenas
liber, et ingentis quatiat Demosthenis arma.
Hinc Romana manus circumfluat saporem, et modo Graio
exonerata sono mutet suffusa saporem.
Interdum subducta foro det pagina cursum,
et fortuna sonet celeri distincta meatu.
Dent epulas et bella truci memorata canore,
grandiaque indomiti Ciceronis verba minentur.
His animum succinge bonis: sic flumine largo
plenus Pierio defundes pectore verba"

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[ Chi di un'arte severa ama gli effetti
e mira in alto, i suoi costumi, prima,
renda frugali con paziente lima,
né di palagi alteri si diletti,
né mendichi la mensa di un potente,
o tra i bagordi e il vino faccia a brani
l'ingegno, o vada a battere le mani
prezzolato da un mimo intraprendente.
Ma , sia che Atena armigera non gli sorrida invano,
o lo invitino i campi del bifolco spartano,
o le sirene argentee, dia al canto i giorni lieti
di giovinezza, e al fonte Meonio si disseti.
Poi, ricco di socratica saggezza, avanti, avanti
si slanci di Demostene con l'armi risonanti.
E allor gli siano attorno i maestri di Roma:
da modi e accenti attici liberi il proprio idioma.
Lasci talvolta il foro per l'arte letteraria
e la Fortuna celebri che, capricciosa, svaria.
Gli dian le gesta eroiche fervente ispirazione
o le parole indomite del grande Cicerone.
E, con queste bellezze nell'animo profuse,
sciogli, o poeta, un cantico che sia grato alle Muse ]

1 commento:

kyle foley ha detto...

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